News ITADiritto Penale e Alimentazione

di Ilaria Totaro

La crescente richiesta di prodotti “bio”, “gluten free” o “vegan”, la dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla cancerogenicità delle carni rosse e lavorate e infine la recentissima inchiesta sull’olio venduto come extravergine quando in realtà era di categoria inferiore, sono solo alcuni esempi di una lunga serie di questioni sollevate da diverse organizzazioni a tutela dei consumatori e dai media tra il 2014 e il 2015, che testimoniano la particolare attenzione che si sta dedicando al tema della “sana” nutrizione.

A riguardo, non si può fare a meno di citare EXPO 2015 che, con il suo slogan “nutrire il pianeta, energia per la vita”, ha contribuito ulteriormente a sensibilizzare la popolazione mondiale sul tema.

È proprio in occasione dell’appena conclusa Esposizione Universale che il 27 luglio 2015, in presenza del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, delle Politiche Agricole e Forestali, Maurizio Martina, e dell’ex magistrato Gian Carlo Caselli, sono state illustrate le linee guida per la riforma della disciplina dei reati in materia agroalimentare.

Questo progetto è il frutto del lavoro di una commissione tecnica istituita con decreto del Ministero della Giustizia, presieduta da Caselli, al fine di elaborare delle proposte di intervento sulla normativa penalistica in materia di reati agroalimentari, che si prefigge l’obiettivo di rinnovare l’impianto normativo, consistente negli artt. 5, 6 e 12 della legge n. 283 del 1962 e negli artt. 439, 440, 442, 444, 516 e 517 del codice penale.

La proposta normativa, che consta di 49 articoli, è incentrata sulla tutela del consumatore finale e sulla costituzione di reati di pericolo contro la salute pubblica, anche attraverso l’anticipazione della soglia del rischio e l’inasprimento delle pene.

Introduce una serie di reati tra cui il disastro sanitario, che punisce l’avvelenamento, la contaminazione e la corruzione di acque o sostanze alimentari con possibile diffusione di pericoli per l’utente; l’omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose dal mercato, quando ciò possa arrecare lesioni gravi o morte oppure possa scaturire il pericolo di situazioni analoghe che mettano a rischio la salute pubblica.

È altresì introdotto il nuovo reato di agropirateria che punisce la vendita di prodotti alimentari accompagnati da falsi segni distintivi o da marchi di qualità (Dop, Igp) contraffatti e prevede delle aggravanti in caso di falsi documenti di trasporto o di simulazione del metodo di produzione biologica.

Meritevole di particolare attenzione è infine l’art. 31 della riforma che mira ad estendere i casi di responsabilità amministrativa in ambito alimentare anche alle persone giuridiche, prevedendo nel contempo modelli di organizzazione delle imprese che facilitino l’adempimento degli obblighi relativi. Considerato che il crimine alimentare fattura in Italia ben 15,4 miliardi l’anno, anche grazie all’innovazione tecnologica e ai nuovi sistemi di produzione e distribuzione globale che lo rendono ancor più pericoloso per la salute, l’ambiente e l’economia internazionale, questo progetto di riforma rappresenta un traguardo significativo per la repressione di nuove forme di criminalità mai contemplate prima d’ora.

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