News ITALuci e ombre delle nuove dimissioni telematiche.

Di Raffaella Fois

Il Decreto Legislativo 14 settembre 2015 n. 151, decreto di attuazione della Legge 10 dicembre 2014 n. 183 così detta “Jobs Act”, ha introdotto importanti novità in tema di dimissioni e risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.

L’articolo 26 del predetto decreto, infatti, dispone che, al di fuori di particolari ipotesi previste dalla legge, le dimissione volontarie del lavoratore e la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro possano essere fatte esclusivamente con modalità telematiche, a pena di inefficacia.

Il lavoratore ora deve compilare gli appositi moduli resi disponibili dal Ministero del Lavoro e trasmetterli telematicamente al datore di lavoro e alla Direzione territoriale del lavoro competente. Può farlo sia personalmente, accedendo al portale dedicato con il codice PIN trasmesso dall’INPS oppure chiedere l’ausilio dei patronati o delle organizzazioni sindacali.

Tale norma, entrata in vigore il 12 marzo scorso, nasce con l’intenzione di contrastare la prassi di molti datori di lavoro i quali, al momento dell’assunzione, facevano firmare al lavoratore un foglio di dimissioni in bianco, da completare a loro discrezione qualora avessero voluto licenziare il dipendente.

Sicuramente è ancora presto per valutare le ripercussioni pratiche di tale normativa ma è possibile fare alcune considerazioni.

Innanzitutto il PIN che il lavoratore deve utilizzare non è il PIN ordinario dell’INPS ma il PIN dispositivo, e pertanto è necessario considerare che l’abilitazione dello stesso potrebbe non essere immediata.

Si richiede, poi, che il lavoratore abbia delle conoscenze informatiche e disponga di strumenti funzionali alla trasmissione dei moduli, dovendo diversamente rivolgersi ai soggetti abilitati, con conseguente aggravio di costi.

Nell’ipotesi in cui il lavoratore non proceda alla comunicazione delle dimissioni ma semplicemente abbandoni il lavoro, inoltre, per il lavoratore non sono previste sanzioni e al datore di lavoro non resterebbe altra possibilità se non il licenziamento, con tutte le conseguenze in termini di costi e di politica aziendale che questa scelta comporta.

Non è da escludere, infine, che i datori di lavoro riescano comunque ad aggirare la normativa, magari facendosi consegnare il PIN da parte dei dipendenti, esercitando le stesse “pressioni” con le quali era possibile ottenere la firma in bianco.

Ad un primo esame, quindi, la nuova normativa potrebbe, agli effetti pratici, non solo non risolvere il problema delle “dimissioni in bianco” ma comportare maggiori oneri in capo al lavoratore e penalizzare il datore di lavoro, facendo ricadere su questo soggetto le conseguenze del comportamento negligente o scorretto del dipendente. E’ presumibile, quindi, che la nuova procedura telematica, dopo i primi mesi di attuazione, possa subire correzioni ed adeguamenti rispetto alle problematiche che emergeranno nella prassi.

 

 

 

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